Tutti i mietitori erano suoi servi, nati a metà tra il mondo umano e quello divino, destinati a servire e mantenere l'equilibrio nel mondo degli umani. Anche se ci consideravano cattivi, creature da incubo, avevano bisogno di noi più di quanto avrebbero mai potuto capire.
La Morte faceva paura agli umani, e la paura li rendeva interessanti.
Senza la Morte, gli umani si adagerebbero sugli allori e non evolverebbero. Un giorno, persino noi mietitori dovremo arrenderci alla falce della Morte.
Ladies and Gentlemen,
buongiorno a tutti voi. Sono spiacente per aver condiviso subito con voi quest'estratto così particolare, per non dire cupo, ma era necessario per introdurre, poi, il mio pensiero in merito alla mia ultima lettura.
Prima, però, di procedere con la recensione, vorrei condividere con voi la mia gioia nell'aver ricevuto, del tutto inaspettatamente, questo omaggio dall'Ufficio Stampa della Fanucci, che non smetterò mai di ringraziare abbastanza. Un dono molto gradito in quanto si trattava anche di un titolo presente nella mia wishlist e che volevo, dunque, leggere.
Ammetto di averlo segnato (ed aggiunto) solo dopo aver letto la trama, dalla cui lettura è emerso qualcosa che ha attirato inevitabilmente la mia curiosità: l'eroina avrebbe dovuto affrontare tre pericolosi yokai.
Ho sempre adorato la mitologia, specie quella greca, pertanto ho ritenuto che questa fosse la giusta occasione per poter approfondire qualcosa su quella giapponese, dato che non la conoscevo per nulla.
Tuttavia premetto che "La collezionista di anime" è qualcosa di inaspettatamente e totalmente diverso dagli altri libri, da me, letti finora, già a partire dal genere.
E' la prima volta, difatti, che mi approccio al genere dark fantasy (il dark in generale non ha incontrato i miei gusti, tant'è vero che, fino ad ora, ho provato a leggere solo il dark romance, genere, però, presto abbandonato).
Onestamente, ancora adesso, a lettura ultimata, ho ancora qualche dubbio su questo genere (e, di conseguenza, sul leggere, in futuro, altri libri simili dato che alcuni elementi non mi sono proprio piaciuti).
Tratti peculiari del dark fantasy sono: l'elemento horror, qui pressoché dominante è il tema della e sulla Morte, la quale assume, appunto, un ruolo centrale nella vicenda (come già è possibile ravvisare, fin da subito, con la stessa raffigurazione grafica in copertina, alquanto emblematica), che rende l'ambientazione oscura, ma non solo. Un contributo rilevante è dato anche dalla protagonista, fondamentalmente, né buona né cattiva, ma che antepone il suo obiettivo innanzi a tutto e a tutti.
Londra, fine Ottocento. Ren Scarborough è metà mietitrice e metà shinigami e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. Le sue origini non la classificano, infatti, né come una, né come l'altra, lasciandola così combattuta. Eppure Ren è certa che se potesse andare in Giappone, potrebbe essere finalmente sé stessa e non più una straniera. Un evento sembra accogliere le sue preghiere dato che l'aiuterà a realizzare i suoi piani, rendendo necessario, se non vitale, intraprendere questo viaggio verso la scoperta delle proprie origini .... ⤵️
☞ Casa Editrice: Fanucci Editore
☞ Pagine (ed. rilegata) 📄: 292
☞ 📚Serie [X] Dilogia 📖 Stand-alone []
☞ Recensione 🖊
Come accennato, ho riscontrato diversi gli elementi, che ho apprezzato mentre altri, chiaramente, meno, se non per niente.
Voglio, dunque, analizzare insieme a voi ciò che più mi ha colpito e cosa meno per poter anche riordinare i pensieri in merito a questo genere da poco "scoperto" per giungere, infine, ad un giudizio complessivo.
"Non voglio essere metà di niente! Voglio solo essere qualcosa, e non metà di qualcosa."
Iniziando dagli elementi "positivi" ovverosia quelli che considero i punti forti del romanzo. Ho riscontrato, in primis, interessante la scelta optata dall'autrice ossia quella relativa alle origini della protagonista Ren, che diviene uno dei punti focali più rilevanti della storia stessa.
E' stato, di conseguenza, affascinante iniziare proprio con la vita che ha condotto Ren, per un paio di secoli, in Inghilterra al servizio della Morte in qualità di mietitrice, una raccoglitrice di anime. Anche se tale luogo non è del tutto sicuro persino per un essere sovrannaturale come lei.
"I mietitori vivevano per quasi due millenni a meno che un essere più potente decidesse di porre fine alla loro esistenza anzitempo.Gli umani erano creature deboli [....] non sarebbero mai stati capaci di uccidermi.I cani infernali e i demoni erano leggermente più forti [....] ma non potevano comunque finirmi."
E, poi, di quella in Giappone, come shinigami.
Ren vuole sentirsi, in qualche modo, completa, essere considerata come qualcosa di intero e non spezzato, diviso tra le sue due eredità, oltre che nature nette di essere sovrannaturale (in teoria, avrebbe dovuto essere un ibrido).
Ad ogni modo, in Inghilterra, Ren è consapevole di valere meno come mietitrice proprio a causa delle sue origini giapponesi, che la contraddistinguono specialmente a livello fisico dagli altri mietitori. Consapevolezza acuita maggiormente da come gli altri suoi simili la trattano, spesso con commenti o, il più delle volte, con vere e proprie azioni crudeli.
Nonostante la situazione insostenibile, progetta in futuro di andare in Giappone, poiché é certa che lì le cose potrebbero essere totalmente diverse per lei, in senso positivo, potendo, così, abbracciare completamente la sua natura di shinigami e non essere più considerata diversa.
Sicuramente a favore devo ricomprendere, ancora, l'introduzione di vari elementi in momenti cruciali, inseriti in modo tale da non stemperare l'interesse del lettore, o lettrice, durante la lettura. Tra questi vi sono anche degli spunti interessanti dai risvolti ancora insoluti, come la maledizione della protagonista, ma anche per quanto concerne la stessa divinità della Morte. Per quanto concerne questo ultimo aspetto trovo intrigante la scelta operata in cui un personaggio emerge divenendo particolarmente forte, se non, nel prossimo volume, in teoria, addirittura inarrestabile. Un aspetto che non potevo proprio non annoverare tra le mie parti preferite.
"Ripensai a tutte le storie di fantasmi giapponesi che avevo letto da piccola, racconti di spiriti maligni [....]. Il Giappone aveva migliaia di fantasmi diversi che attaccavano gli umani, ma in teoria erano solo leggende metropolitane e storie per bambini, non parte della mitologia che costituiva l'universo"
Se da una parte, ho apprezzato la raffigurazione riportata dall'autrice sulla cultura giapponese ed in particolar modo, quella sia sui demoni, denominati yokai (che hanno peculiarità proprie, tra cui anche quelle abitative, nonché alimentari), che sulle divinità della mitologia stessa, riportate anche sotto forma di leggende, dall'altra ho trovato la stessa eccessivamente variegata per questo romanzo.
Inoltre, speravo che l'autrice approfondisse ulteriormente il tema sull'aldilà, magari con una propria reinterpretazione.
"In Gran Bretagna servivamo Ankou, ma i mietitori oltre i nostri confini rispondevano a una Morte diversa. In Cina c'era Yanlou, imperatore del Quinto inferno delle grida, del cavare e del bollire. In Messico erano al servizio della Santa Muerte, una santa con le sembianze di uno scheletro in abiti sgargianti che offriva protezione agli emarginati. E in Norvegia c'era Pesta, la strega della peste che portava la morte su una scopa polverosa. Almeno così dicevano le leggende.
Questo lo ritengo, infatti, uno dei punti deboli, uno di quelli che non mi hanno convinto appieno.
Com'è, infatti, possibile che vi siano delle differenze culturali in merito alla morte così profonde l'una dall'altra? Quest'ultima dovrebbe essere perlomeno unica e non variabile a seconda delle nostre credenze o, ancora, soggetta a limiti territoriali imposti dagli stessi esseri umani.
A tal proposito, l'autrice lascia un punto interrogativo in cui nemmeno i mietitori sanno nulla sull'aldilà, riducendosi a meri "assassini", certe volte anche particolarmente cruenti.
E come se non bastasse, la stessa autrice ha rimarcato ulteriormente ciò, giustificandola con la differenza tra le culture
"Oh, giusto, siete di Londra. Voi avete paradiso e inferno, ma in Giappone esiste solo Yomi."
in cui emerge, sostanzialmente, che ciò che noi crediamo è quello che effettivamente esiste.
Non lo so. Non lo ritengo molto convincente.
Un altro punto negativo è dato dalla stessa Ren, un personaggio con cui è difficile, se non proprio impossibile, immedesimarsi.
Ammetto che in un primo momento, sia, prima con la rappresentazione grafica in copertina che, poi, con quella riportata nelle prime pagine del volume, ho associato questo personaggio ad un altro che, perlomeno le assomigliava fisicamente ossia quello di Kira in 'Teen Wolf'. Associazione che ho dovuto presto accantonare in quanto Ren si discosta considerevolmente con quello da me citato della serie televisiva, essendo questo incline alla collera, spietato, insensibile, talvolta freddo, ma soprattutto, incredibilmente, egoista.
E, poi, quasi come se l'autrice si fosse resa conto di aver esagerato con la sua caratterizzazione, ha voluto contrapporre ed affiancarle (forse di proposito e proprio al fine di stemperarla, in modo da non rendere tale romanzo eccessivamente dark, né lei totalmente inumana) un altro personaggio, Neven, il suo fratellastro, più umano. Sicuramente più compassionevole e più in linea con la nostra morale (anche se, qualche volta, l'ho trovato eccessivamente infantile, specie se in relazione alla sua lunga aspettativa di vita).
"Non era così che gli umani mostravano affetto, con grandi dichiarazioni di devozione? Non sapevo cosa significasse amare qualcuno. Sapevo solo che stare con lui mi faceva sentire immortale, come se ogni stella dell'universo splendesse nella mia cassa toracica."
Ed ecco un'altra nota, per me, dolente, che rientra tra i punti a sfavore del romanzo: l'amore. La storia non è solo un dark fantasy, ma anche il tema dell'amore qui riportato è in chiave dark. Per quel che mi riguarda, adoro le storie d'amore dolci, struggenti o perlomeno sognanti.... insomma, storie d'amore per certi versi anche impossibili, ma proprio per questo indelebili, indimenticabili. Non certo questa, dato che persino le dichiarazioni d'amore, nonché le dimostrazioni plateali di tale nobile sentimento da parte dell'altro personaggio maschile, non mi hanno né emozionata né coinvolta.
Ah, ultimissimo mio pensiero: non ho gradito ciò che è capitato ad Oliver 💔
☞ In conclusione, mi sento di consigliare il seguente libro agli amanti :
- dei protagonisti alla ricerca e riscoperta di sé stessi;
- della mitologia giapponese e della scoperta di alcuni yokai, nonché di miti propri di questa cultura come quello di Izanami.
☞ Considerazioni finali🖊:
La trama del secondo, ed ultimo, romanzo sembra interessante. Molto probabilmente lo leggerò, giusto per vedere l'evoluzione e per scoprire cosa sia successo "dopo", oltre a sperare in una spiegazione.
Ad ogni modo, per quanto riguarda i dark fantasy, credo proprio di poter tranquillamente confermare il mio pensiero in merito: "decisamente non è il genere che fa per me".
📌 La mia recensione termina qui e non mi resta che dire: Alla prossima.
Ma prima, come di consueto, l'ultimo estratto....
"Tennyson aveva scritto che l'amore e la Morte erano nemici.
La Morte era un'ombra scura e fugace, l'amore una luce eterna."
☞ Copia cartacea omaggio, gentilmente, fornita dall'Ufficio Stampa Fanucci.
☞ Al fine di garantire quanto più possibile l'imparzialità nelle recensioni, in considerazione della copia omaggio ricevuta dalla Casa Editrice, si ritiene doveroso ed opportuno non pubblicare più la valutazione complessiva del romanzo ad esso inerente. Rimane, però, invariata la possibilità per la recensitrice di esprimere, a propria discrezione, la preferenza circa l'inserimento dello stesso romanzo nella rubrica "Indimenticabile", ovvero tra i libri preferiti, così come di segnalarne l'abbandono in corso di lettura (rubrica "Abbandonati").